Dichiarazione di intenti.

Pochi giorni fa ho pubblicato senza commento alcuno, su questo blog, uno screenshot dall’account Ig di Gianluigi Paragone “critico” nei confronti del Green Pass, e che naturalmente condivido.
La risposta di Alessandro Montani (sbirciate il suo blog, merita) mi ha offerto il destro per una riflessione elementare ma che, pare, nessuno sta facendo ad alta voce nei vari talk show, piazze, aule di Parlamento, né rimpallando a chi fa un’errata equivalenza tra lasciapassare sanitario e patente di guida (o abilitazione all’insegnamento, in questo caso).
A completamento di questa immagine, indegna d’esser condivisa su un blog modesto e tuttavia dignitoso come spero sia il mio così com’è, senza testo, senza niente, provvedo allora a riportare la mia replica.

E’ un ragionamento (perdona l’apostrofo, sono pigra) che sento ripetere spesso, ma io vedo una differenza tra il Green Pass la richiesta di determinate competenze per svolgere un lavoro professionalmente, cioè in modo adeguato, o anche – altro paragone, scusa il gioco di parole, molto in voga – il possedere determinati requisiti e sostenere un esame per godere dell’uso d’una patente.
[…]
Una professione, o la guida di un veicolo, sono certo attività degne ed utili ma non obbligatorie a nessuno, né di per sé il non svolgerle impedisce la normale esistenza di nessuno. Poter viaggiare sui mezzi pubblici, entrare in esercizio commerciale, partecipare ad un evento culturale sono invece atti minimi che se limitati in questi termini diventano sì una “minorazione” del cittadino; atti per i quali non è richiesta alcuna abilità o condizione particolare e diversa da quella di far parte della popolazione e rispettare le leggi dello Stato (faccio tra l’altro presente, come ha giustamente commentato un utente di Wp, che finora non si è nemmeno parlato di obbligo vaccinale in senso proprio: il green pass di fatto lo istituisce surrettiziamente, ma scrollando dalle spalle dello Stato la responsabilità di dover rispondere dei danni, purtroppo poco eventuali, che il vaccino comporta ed una tale politica produrrebbe. Non è che un modo per avere capra e cavoli, botte piena e moglie ubriaca: costringendo le persone a fare ciò su cui non si vuole legiferare ufficialmente, appunto per non doverne pagare le conseguenze già in atto).

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11 pensieri riguardo “Dichiarazione di intenti.

  1. Chiamato in qualche modo in causa, prima di tutto ti ringrazio per le parole di apprezzamento sul mio blog, poi cerco di precisare qualcosa. A dirla tutta, io sarei non tanto per il Green Pass, ma per l’obbligo vaccinale vero e proprio, naturalmente con le eccezioni previste da ragioni di salute. Il Green Pass, o documento analogo, lo limiterei a situazioni e ambienti particolari come gli aeroporti e gli ospedali. Il Green Pass, che comunque mi sembra preferibile al “nessun documento”, trovo che sia un male minore finché non si arriva al tasso di vaccinati che è ritenuto necessario per arginare in maniera ancora più efficiente la pandemia. Considerando la velocità con la quale, specialmente dalla gestione Figliuolo in poi, si è riusciti a vaccinare, non sarebbe fantascientifico arrivare a tassi di vaccinazione di livello israeliano nel giro di pochi mesi.
    Il Green Pass non mi piace tanto non tanto per ragioni di discriminazione (a proposito di discriminazione, l’articolo di Lugaresi che hai linkato nel post da cui trae origine questo altro post mi è sembrato interessante), ma per la sua macchinosità. In tante attività si sono dovuti spendere molti soldi per dotarsi di persone che si dedicavano esclusivamente a misurare la temperatura alle persone in entrata e in uscita e direi che abbiamo tutti piene le tasche delle macchinosità alle quali siamo costretti in molte attività che vorremmo svolgere serenamente.

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    1. L’apprezzamento è ben meritato.

      In altre circostanze, in un contesto più sereno, ti darei ragione (a parte che sull’obbligatorietà preferibile al green pass siamo d’accordo). Ma io non so nemmeno – me lo auguro, ma nulla più – se davvero sarà una misura temporanea.
      Tutta una serie di indizi mi suggerisce che potrebbe, se non andare a monte, venir fortemente ridimensionato (già se ne parla, si avanzano eccezioni, si tira e si molla). Ma il pensiero del lavoro, e della necessità alimentare che potrei dover soddisfare per vie traverse, non mi aggrada punto.
      Su Israele non so, leggo di un colpo di coda di contagi spaventoso, ma è solo attraverso una serie di titoli occhieggiati; così come non ho prestato particolare attenzione a quel 426 perché mi premeva più il discorso sulla legittimità del provvedimento – e tuttavia permettimi di ridere all’idea che effettivamente siano soltanto sette: è una cifra inattendibile, lo sarebbe nella norma e in questa situazione lo è al massimo grado. I sanitari non sanno compilare un certificato di morte corretto, e dico questo al netto di qualsivoglia complottismo che li vuole spinti a tacere, sia chiaro, per quanto una sollecitazione sociale indiretta all’understatement vi sia. Poi se il documento che mi linki mi sconfesserà, per quanto attiene al caso presente, ben venga!
      Mi strappi una risata, seppur con ben altro tono, anche sulla macchinosità dei controlli, che si tratti di temperatura, autocertificazioni o lasciapassare. Ci avevo persin provato, io, a candidarmi per fare l’appendipanni all’ingresso di questo o quell’ufficio, ambulatorio, centro commerciale, ma tanto per cambiare nisba. Manco per quello m’han voluto… sarà perché son tappa e per arrivare alla fronte della gente mi sarei dovuta alzare sulle punte?!

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    2. p.s.: dimenticavo, ahimè: ho consultato entrambi i neurologi che mi seguono principalmente, e di indicazioni, linee guida, specifiche per la tipologia di malattia che ho non ne esistono. Ma forse, per nessuna, in realtà.
      Nel concreto, se dicessi: “Ho la tal cosa, il vaccino potrebbe benissimo scatenarmi l’inferno che Leonida lévati e sono rarissima e strana, volete lo stesso farmelo?”, probabilmente nessuno si premurerebbe di stare a telefonare, verificare, richiedere referti.
      Però.

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  2. A proposito dei 426 deceduti da vaccino dei quali si accenna nell’immagine, sono andato a scaricarmi l’ultimo rapporto Aifa, dove si legge che dei 426 deceduti quelli ritenuti correlabili con il vaccino sono 7. È chiaro che ognuna di queste 7 morti è una tragedia, però 426 morti sarebbero una strage, 7 no. Ad ogni modo alla pagina 13 del documento c’è una spiegazione chiara.

    Fai clic per accedere a Rapporto_sorveglianza_vaccini_COVID-19_6.pdf

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  3. Su questa frase nn sono molto d’accordo: “Una professione, o la guida di un veicolo, sono certo attività degne ed utili ma non obbligatorie a nessuno, né di per sé il non svolgerle impedisce la normale esistenza di nessuno”. Beh…se per lavorare (il famoso “cercasi automunito”) ti serve guidare un veicolo voglio vedere se nn potessi farlo. E al contrario non è certo “obbligatorio” andare al ristorante (x quanto mi piaccia farlo o dia un sostegno all’economia). Quello che stiamo affrontando nn è certo un momento facile o banale e suscita giustamente molti dibattiti. Importante come sempre è non cedere ai dogmatismi

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    1. E’ vero e son perfettamente d’accordo, ma se dobbiamo fare un discorso di metodo, e valutare l’etica di un provvedimento, bisogna andare alla radice delle cose. E alla radice, la guida di un auto non è un bene fondamentale, strettamente necessario ed indisponibile. Lo è potersi spostare liberamente sul territorio.
      Poi nel concreto possiamo fare tutte le pulci che vogliamo e approfondire le richieste, ma se per l’appunto non vogliamo cedere a dogmatismi ma contestare con intelligenza la sostanza, ecco: per me la sostanza, assai problematica, è quella roba lì.
      Del ristorante non ne parliamo neppure, è un elemento che – con tutto il rispetto per gli esercenti – non considero affatto; ed anzi indice dello stato deteriore del dibattito è anche proprio che si insista su ristoranti e vacanze, più che su trasporti, lavoro o – Dio non voglia – chiarire quali possono essere le persone cui va riconosciuto un esonero, ma su un pezzo di carta e non a parole.

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  4. Al momento, 21/08, abbiamo cosette come i focolai di vaccinati (diffusi, certo, ma presenti già da aprile perfino qui a Modena), le ospedalizzazioni di vaccinati (Israele e UK sono avanti a noi di 6-8 settimane). Alla televisione la frottola del momento è quella delle varianti.

    Inglesi e americani dicono che “la carica virale è equivalente” tra vaccinati e non vaccinati. Il significato dovrebbe essere compreso al volo da chiunque, suppongo. Mi spiace doverlo dire, ma stiamo per avere una brutta sorpresa.

    E questo ci riporta al modello di governo che desideriamo: permettere a lobbisti, banchieri e padroni di ferriera di prendere il controllo del corpo di tutti non è un buon indirizzo di sanità pubblica. Produce disastri. In Italia i fondamenti della democrazia liberale, ed il loro reale obiettivo, non sono ben compresi.

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