Smoke gets in my eyes

Ogni tanto càpita: ti alzi la mattina e scopri che il tuo mondo si è ribaltato, non lo riconosci più. Per esempio, ieri, io ho scoperto che la mia terra è estremamente inquinata.
Dice: embé, svegliona. Abiti nel profondo Nord industriale, circondata da acciaierie, fonderie e capannoni per la lavorazione delle materie plastiche – per tacere dell’inceneritore, anche se personalmente lo considero più positivo che negativo -; e non lo sapevi d’esser circondata da schifezze?
Dico: no, cazzo di Buddha, che non lo sapevo. Per lo meno, so più o meno cos’ho intorno e dove si trova; ma finora ho sempre ritenuto che, salvo sgarri condannabili ma fisiologici, l’industria pesante a me più vicina restasse tutto sommato entro i vincoli di legge con le sue emissioni.
E invece forse no, o comunque meno di quanto pensassi e sperassi: ieri ci siamo trovati, di prima mattina, avvolti da un’aria pestilenziale e persistente durata ore – lo smog, certo, in parte catturato e trattenuto dalla nebbia dalla vicina BreBeMi + “corda molle”, ma anche evidentemente un denso fumo di fonderia o simile (difficile individuare la fonte esatta nonostante abbia fatto un giro di ricognizione). Forse qualcuno ha creduto bene che essendo la cittadinanza per lo più tappata in casa causa lockdown non avrebbe né avvertito la differenza né risentito danni.

Insomma, io ero rimasta ferma al problema Caffaro (si parla di una vasta contaminazione dei terreni in una determinata zona del bresciano): roba di decenni fa, e seppur la bonifica debba ancora iniziare questo racconta qualcosa su di me: che sono quasi di mezza età, e che non sono per niente sul pezzo quando si tratta di questioni ecologiche.
In effetti stavo meditando un ritorno a Facebookland – ancor più sobrio del precedente -, soprattutto per poter seguire un altro pezzo di mondo che soprattutto lì si esprime e concorda azioni e contratta scambi (in qualsivoglia ambito). Chissà. La scheda dedicata è lì aperta, ma ancora non ho inserito i miei dati.
Intanto, mi preoccupo soprattutto di avere sempre a disposizione un libro da leggere per passare il tempo dovessi sloggiare di corsa da casa, per consentirci di respirare.

22 pensieri riguardo “Smoke gets in my eyes

  1. L’Italia è zeppa di zone che per emissioni e contaminazione del suolo non sono propriamente fantastiche, dove non c’è l’industria si trovano comunque residui dell’attività mineraria che è stata praticata per secoli. Vari anni fa in un dipartimento universitario avevo visto delle carte del nostro Paese con la distribuzione degli inquinanti nei suoli, erano abbastanza impressionanti. Quel che non aiuta nella tua zona è che non c’è abbastanza vento per diluire gli inquinanti e rimescolare le masse d’aria spostando il problema. La nuova abitudine targata COVID dell’uso della mascherina filtrante credo possa essere benefica, il particolato nei polmoni non è così desiderabile.

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    1. Avrei voluto vederle pure io quelle carte, consapevole che ne sarebbe derivato un lungo mal di stomaco. Magari qualcosa di simile si trova in rete.
      Concordo molto con te – e con i giapponesi – a proposito delle mascherine a scopo antismog. Ti dirò, già ci stavo pensando su… qualcuno ne approfitterà certamente anche in futuro, ma temo sarà guardato dagli altri, “liberati”, come un relitto d’un passato recente ma rimosso con prontezza.

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      1. Sicuramente queste carte si trovano in rete, magari ci sono siti dedicati a certi progetti di ricerca che le presentano. Una delle questioni che mi aveva marcato è che in tantissimi siti c’è inquinamento da arsenico, a prova che millenni di attività mineraria lasciano tracce. Un po’ come in Camargue, dove avevano avuto una contaminazione rilevante di piombo dovuta all’attività venatoria di secoli. Alla visione di quelle mappe, a mia grande sorpresa, ho constatato che l’inquinamento non è solo legato ai processi industriali odierni, spesso ha origini di ben più vecchia data.
        Completamente d’accordo sulla mascherina, sopporteremo gli sguardi del dopo pandemia. 😉

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        1. p.s.: dimenticavo, leggi un po’ il mio commento a giomag più sotto… la nostra biblioteca – ma anche diverse altre – ha cominciato a prendere prenotazioni telefoniche per i libri ed a consegnarli direttamente a casa, su appuntamento.
          Alla faccia della chiusura imposta ^_________________^

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        2. Ne son lieta! Vuol dire che i responsabili della tua biblioteca sono persone in gamba, sanno che una realtà preziosa come questa deve continuare a vivere nonostante i veti piovuti dall’alto ad opera di persone poco sensibili e informate su questo servizio.

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  2. Un buon libro è sempre un buon rifugio, comincia a procurartelo. A proposito la vostra biblioteca è aperta? Spero di sì. Che siamo una delle aree più inquinate d’Europa è un fatto e l’evoluzione ci dà ancora quei 20-30 Mila anni potremmo anche respirare polveri sottili senza alcun problema. I posteri diranno…

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    1. Ai posteri l’ardua sentenza. Adattamento oppure no, temo che noi dureremo decisamente meno…
      … di libri non siam carenti, ringraziando Dio – ed i bibliotecari, che anche se han dovuto chiudere stanno accettando prenotazioni e portano i prestiti direttamente a casa! Ho sentito che lo stanno facendo anche a Firenze, Brindisi e in provincia di Modena (non so se dappertutto, ma almeno a San Lazzaro di Savena sì). Evviva!

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