Lo stesso amore

Il nuovo spot pubblicitario dedicato all’8×1000 alla Chiesa Cattolica, trasmesso poco fa sul primo canale Rai, recita così:

“[…] C’è un paese dove per entrare basta essere umani.
C’è un paese che offre a una giovane mamma emigrata,
e a una giovane mamma italiana, lo stesso amore”.

Mi corre l’obbligo di precisare che un simile messaggio non corrisponde, ahinoi, alla dottrina della Chiesa; o se preferite un’espressione più elementare e chiara: altera (per non dire stravolge) l’insegnamento cristiano e lo piega ad una propaganda politica che gli è estranea.
Nello specifico:

1. Il cristiano è non solo libero di, ma anche tenuto a occuparsi di politica – in senso lato e pure stretto: del vivere civile sempre e, se necessario e desiderato, dell’azione diretta e personale in tale ambito. Non entro nel discorso delle presunte ingerenze della Chiesa negli affari di Stato, che reputo insensato.
Detto ciò, la partecipazione del singolo alla vita civile implica che ciascuno confronti quanto il proprio stato gli richiede ed impone, con quanto è invece richiesto da una vita di fede conforme al Vangelo. Implica altresì che le esigenze del Vangelo, quando non conciliabili con quelle del potere temporale, prevalgano su queste ultime.
Ma – nota bene – casi di questo tipo sono molto meno frequenti di quanto si possa immaginare, per quanto mi consta. Sono insomma eccezioni: in linea generale, vale e funziona egregiamente il Date a Cesare quel che è di Cesare. E no, non si intende con ciò il mero pagare le tasse, ma piuttosto il riconoscere l’operato dello stato come necessario e legittimo, non contrario di per sé ai dettami religiosi.
Non siamo del mondo ma siamo nel mondo: ed esso ha le proprie norme. Rifiutarle in blocco come inutili o ingiuste è spiritualismo da quattro soldi – non cristiano.
Di conseguenza, confondendo (volutamente?) il piano caritatevole con quello legale, un’affermazione nella quale si sottintende che nessuno può essere escluso lecitamente dal godimento di determinati benefici pubblici (e se lo è, Stato cattivo, intervengono i volontari buoni a sistemare le cose) è un’ingannevole moneta falsa (cfr. CCC 2242):

Art. 2242 CCC

2. La carità di Cristo è rivolta a tutti gli uomini, anche a coloro che la rifiutano e la negano. Ma la carità di Cristo non è assimilabile all’amore umano.
Ribadisce l’uguale dignità di ogni creatura, anche la più odiosa e sozza, davanti a Lui – non stabilisce pari diritti, pari opportunità, nulla di dovuto. Richiede anzi, per poter agire in noi, che noi “si vada e non si pecchi più”: presuppone di rinunciare non tanto ai beni materiali (asilo politico e cittadinanza compresi…) in sé, quanto alla pretesa che qualcosa, qualsivoglia cosa questo mondo offra, anche la più banale, la più misera, la più necessaria al sostentamento ci spetti al di là di ogni dubbio – ad ogni costo.
Certo è una condizione pesante.
Non a caso senza la Sua grazia sarebbe impensabile anche muovere un passo in tal senso.
E’, però, un dato che sconfessa la pretesa (appunto) che ogni emigrante – a prescindere dalla situazione in cui versa, dalla correttezza con la quale avanza una domanda d’asilo, e dall’effettiva possibilità dello stato potenziale ospite di farsene carico – sia da accogliere in quanto bisognoso, per non tradire altrimenti il Vangelo (cfr. CCC 2241):

Art. 2241 CCC

3. Collateralmente, vale la pena ricordare che i “poveri” evangelici non sono – non soltanto e non necessariamente – i poveri vestiti di stracci e sbarcati da un gommone. Si legga, ad esempio, Lugaresi: I, II, III.

10 pensieri riguardo “Lo stesso amore

    1. Difficile rispondere, ma ci dicevamo giusto ieri io e Sandro (magisamica) che, dopotutto, da gente del mestiere ci si aspetta in genere che ogni parola sia pensata e voluta al massimo grado.

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  1. Ho letto e riletto questo post, cercando di coglierne il senso fondamentale. Pensandoci un po’ su, ho pensato che il testo dello spot contiene una forzatura di tipo politico, laddove fa esplicito riferimento al tema dell’immigrazione e pone il rapporto tra donna immigrata e donna italiana.

    Secondo me, il testo poteva tranquillamente fare riferimento ai bisognosi, agli ultimi, agli abbandonati, magari anche specificando “senza guardare alla loro provenienza”, e avrebbe detto quello che doveva dire.
    Invece, ponendo chiaramente il tema, e oltretutto suggerendo che, a fianco di chi agisce così, c’è anche chi agisce diversamente (lo Stato cattivone?), entra nel dibattito politico, e in modo improprio, come mi sembra che tu abbia acutamente notato.

    Ho visto, in passato, campagne per l’8 per mille che mi avevano infastidito, e ricordo che erano dei Valdesi. Probabilmente perché contenevano, a mio giudizio, forzature simili, ponendo confronti che mi parvero ingiusti. E’ fatale che, in questo genere di attività (raccogliere soldi) si vada un po’ al limite, cercando di toccare le corde più sensibili della propria tifoseria.

    Niente da dire sulla concreta attività della Chiesa cattolica in campo caritativo. Tanto di cappello. Qui si parla di marketing e di comunicazione politico-culturale.

    Osservo che il testo dello spot non dice che, dato che le organizzazioni caritative della Chiesa cattolica agiscono così, tutti debbano, o anche solo i cattolici debbano agire così. Non lo dice, ma si potrebbe arguire che lo suggerisse. Però suggerisce chiaramente che c’è qualcuno che così non fa, ponendo anche l’antipaticissimo tema della superiorità morale, nonché una sorta di posizionamento politico (“noi che sosteniamo la Chiesa cattolica siamo quelli che criticano il governo per la sua politica dell’immigrazione”).

    Insomma, a me pare, come dicevo, che il testo dello spot costituisca una (piccola?) invasione di campo, e per questo concordo sostanzialmente con le tue osservazioni.

    P.S. Io critico il governo per la sua politica dell’immigrazione, ma ribadisco la necessità di distinguere fra gioco e regole del gioco.

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    1. Lì per lì leggendoti ho pensato che, nel vasto mare della secolarizzazione anche intra-ecclesiale (!), questa macchia possa essere di quelle che si levano con della semplice acqua frizzante e un po’ di strofinìo.
      In sé e per sé non è che uno spot.
      Il guaio è che questa macchia la vediamo piccola in superficie, ma nasce in profondità, dove c’è da decenni uno sversamento di… capitale religioso, diciamo; come ha ricordato Ratzinger nel testo appena pubblicato (ma scritto in precedenza). Io per altro non sono nemmeno a metà lettura e ho già incontrato, frammiste al suo modo di esprimersi posato e raffinato, certe scudisciate molto nette e chiare. Non c’è davvero possibilità di fraintedere o manipolare:
      https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_11/papa-ratzinger-chiesa-scandalo-abusi-sessuali-3847450a-5b9f-11e9-ba57-a3df5eacbd16.shtml
      Il “pretesto” è la pedofilia e dintorni, ma quella non costituisce che un ramo: qui si parla della radice.

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