Sul mare .2: L’isola del tesoro, Robert Louis Stevenson

Voto: 5/5 ⭐⭐⭐⭐⭐

E’ un’edizione molto semplice, ma con una sua dignità: tascabile, copertina flessibile con un titolo blu su sfondo oro e, sopra, il dipinto di una nave a vele spiegate sul mare. E’ stata venduta in allegato (n° 27) alla nota rivista Mondadori TV Sorrisi e Canzoni nel 2006, che la mia famiglia ha sempre acquistato ritenendola la migliore guida ai programmi.

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Ho comprato il libro sapendo che, in un futuro imprecisato, l’avrei riletto, e tredici anni dopo eccomi qua, a rispolverare e rinnovare le emozioni della prima volta – che fu nel nel 1997, quand’ero in seconda media, ed il nostro bravo professore di italiano ce lo fece leggere collettivamente in classe.

Al compratore esitante
Se storie di mare, su arie marine,
Burrasche e avventure, calori e geli,
Se golette, isolotti e abbandonati
Tesori sepolti, e pirati,
Vecchio romanticismo rievocato
Esattamente alla moda antica
Può piacer, come a me piacque in passato,
All’odierna gioventù rinsavita:
Così sia e incominciamo! E se no,
Se più non cura il giovane studioso
Né di Kingston o Ballantyne il bravo
Né di Cooper del bosco e del maroso
E i suoi antichi appetiti obliò:
Sia pure anche così! E possa io
Dividere la tomba con tutti i miei pirati
Dove questi e i lor sogni son passati!

Potrei anche fermarmi qui e lasciar dire tutto a Stevenson e alla sua dedica-esortazione: vecchio romanticismo moda antica sono le chiavi per capire non tanto la vicenda, che si presenta estremamente lineare ed accessibile (laddove spesso i romanzi d’avventura, in particolare i fantasy, tendono alla complicazione ∞), quanto l’atmosfera che respirerete se deciderete di salire a bordo della Hispaniola con Jim Hawkins, che da giovane figlio di locandieri si ritrova a cercare il tesoro del titolo su un’isoletta malsana in culo al mondo.

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Stevenson piace ai romantici, e in questo caso sono convinta che il più dipenda non dall’epoca in cui ha ambientato la storia (un imprecisato anno del 1700, ossia circa un secolo prima della pubblicazione che risale al 1883), ma dal connubio del suo stile semplice e del suo lessico curato, da quell’euritmia strutturale (secondo le parole di Piero Gadda Conti) che insieme riescono a rendere possibile la trasformazione di un testo destinato ai giovani (fu dato alle stampe una prima volta a puntate, sulla rivista Young folks) in un classico salomonicamente equidistante dai propri personaggi, in cui non c’è pedagogia se non quella naturale delle vicende che si compiono. 
Per questo è stato possibile allo svedese Björn Larsson far suo Long John Silver, il pirata con la gamba di legno, nell’amatissimo La vera storia del pirata Long John Silver appunto – e ne L’ultima avventura del pirata Long John Silver; entrambi editi da Iperborea.

L’isola del tesoro è zeppo di elementi divenuti iconici: il pirata col pappagallo appollaiato sulla spalla, la mappa per ritrovare il tesoro sepolto su un’isola deserta munita di croce a designare il punto esatto, l’ammutinamento (e non ve n’è uno soltanto), conciliaboli e rituali marinareschi…
… senza dimenticare la vicenda di formazione di uno che, come Jim, tutta quell’avventura non la andava cercando ma gli è capitata: e lui è salito a bordo, anche con un certo entusiasmo. Come tutti noi vorremmo saper fare nei momenti cruciali della vita.

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Wikipedia riporta nella pagina dedicata al romanzo che esso “ebbe un successo immediato sia di pubblico che di critica. Si dice che il primo ministro britannico dichiarò di essere rimasto sveglio fino alle due di notte per finire di leggerla. Lo scrittore Henry James la definì perfetta come un gioco da ragazzi ben giocato” (altre parole, quelle di James, bastanti a raccontare cosa rappresenti la storia di Stevenson: un gioco preso sul serio e seriamente impostato).
La mappa, a quanto pare, esisteva veramente: la disegnò per spasso il figliastro dello scrittore (che fu poi scrittore a sua volta), durante una vacanza in famiglia nelle Highland scozzesi, nella contea di Aberdeen. Stevenson si divertì a battezzare i luoghi inventati dal ragazzo, il quale ad opera completata desiderò di poter conoscere la storia della neonata Isola del Tesoro.

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L’isola del tesoro è, in definitiva, l’isola del possibile, ed è nell’avventura per raggiungerla e poi fuggirne che consiste il vero tesoro – di quest’ultimo infatti il Jim narratore fa, nella conclusione, solo un rapido cenno mai svelando in che modo se ne servirà.

Un’opera solare, sommamente giovanile: il tesoro non è che un pretesto, e non ha poi molta importanza: quel che conta è la gioia di essere vivi […] poema della vitalità, tenero e sempre d’una esattezza, d’una lucidità allucinante: ma senza paura, e senza istrionismo. (Giorgio Manganelli)

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[…] c’era in questa storia il sapore oceanico, un esotismo fantastico più vero della realtà, per cui quell’isola non segnata su nessuna carta è più viva nei suoi ancoraggi miasmatici di qualsiasi isola del Pacifico geograficamente registrata, e quella goletta della morte naviga più stretta al vento di tutti i velieri debitamente registrati. (Piero Jahier)

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Sarà interessante provare, dopo averlo riletto, ad ascoltarne la versione radiofonica proposta da Rai Radio3 – non disponendo del relativo radiodramma recitato da Orson Welles nel 1938 (nel medesimo anno de La guerra dei mondi che tanto panico seminò)… per il quale ci potremo consolare con una bottiglia di rum (sulla cassa del morto, naturalmente)!
Al prossimo imbarco, carissimi. E non scordate di portarvi la bussola!

Nelle puntate precedenti:
> Sul mare .1: Avventura nell’artico – Arthur Conan Doyle

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27 pensieri riguardo “Sul mare .2: L’isola del tesoro, Robert Louis Stevenson

  1. Che meraviglia, si è avverato un desiderio del 2006: quante volte ho preso libri (o altro) con l’idea di fare quello che hai appena fatto… Spesso non ci sono riuscito, ma ogni tanto sì ed è stato bello 😉
    Meravigliose le illustrazioni: sono tratte dall’edizione che citi?

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    1. Mi fa piacere, fanciullo mio! 🙂
      Periodicamente mi assale la fissa del mare, e stavolta oltre a sognare ho pensato di cavalcarla 😉
      Delle illustrazioni in realtà non ce n’è manco una dal libro, che poi ha solo quella di copertina – l’ho cercata, ma nisba. Ho spigolato su Google.
      E mi son resa conto che, nonostante dovrebbe essere un pensiero ovvio, non ho mai nemmeno considerato l’esistenza di trasposizioni cinematografiche o altro: come se L’isola fosse non dico intoccabile, questo no, ma irraggiungibile (anche se ho letto di sfuggita, cercando appunto le immagini, che qualcuno ha identificato l’isola reale corrispondente e sostiene persino vi fosse davvero nascosto un tesoro. Per conto mio, se questa faccenda ha qualcosa di vero è una copertura studiata apposta da Stevenson & figliastro per ingannare i non-sognatori del futuro, cioè noi).

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        1. Se ne hai scritto, linkami il post! 🙂
          Welles mi butta bene, ma il film in cui compare non l’ho trovato; in compenso c’è lo sceneggiato televisivo del 1959 diretto da Anton Giulio Majano, subito aggiunto alla listina autunnale 🙂

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    1. Wow, addirittura! Ma ve l’avevano proposto a scuola, o era un’edizione personale stampata in quegli anni per una del tutto casuale tempistica? 😉 (In effetti, per quanto pensato per i giovani, forse per un alunno delle elementari è un tantino precoce).

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    2. Uhm, vabbeh, effettivamente esistono numerosi adattamenti pensati per ogni età, di questi classici.
      E poi poche settimane fa ho incontrato al centro commerciale la mia maestra di italiano delle elementari, appunto (quando ancora si chiamavano così!), la quale mi ha ricordato che all’epoca passavo allegramente da Vampirello alla Maraini. Tutto fa brodo, insomma 🤣

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